I gatti maschi, si sa, spesso non vanno d’accordo e se sono fratelli, presto se lo dimenticano.
E questa fu la fortuna del topino, che malgrado la sua rapidità, era finito nelle grinfie del gatto più forte dell’intero quartiere. Era un gatto siamese di dimensioni impressionanti, tanto che, per la
sua forza e per la sua cattiveria, era soprannominato: il tiranno.
Il topolino stava tra le zampe del gatto e aveva il cuore che gli batteva a mille e la paura che gli paralizzava i piccoli muscoli. Aveva perso ogni speranza e il suo forzato irrigidimento stava esasperando il gatto, che non aveva certo la voglia di starsene a giocare con un topo che non gli dava soddisfazione. Ogni tanto gli dava qualche spintarella con l’enorme zampa per spingerlo al movimento, ma il topo era troppo spaventato per muoversi. Stava immobile, ma era attivo con il cervello, tanto che d’improvviso ebbe un’intuizione che quasi per magia gli permise di muovere almeno i muscoli facciali e porre una domanda: “Tiranno?” Il gatto rispose.
“Senti”, aggiunse il topo, “sai che tuo fratello Esposto mi catturò per poi darmi l’opportunità di tornare dalla mia famiglia, salutarla e quindi tornare nuovamente tra le sue grinfie?”
“Ma vedo che non l’hai fatto se sei ancora qui a raccontarmelo” rispose severo il siamese.
“Invece no”, rispose sicuro il topo. “Sono tornato da lui, perché lui mi ha dato un’opportunità grande e ad un gatto così galantuomo non si può disubbidire”. “E perché dunque sei ancora vivo?” domandò perplesso il tiranno. “Perché poi, per aver mantenuto la parola, mi ha fatto la grazia. Ah, lui sì che è un gatto nobile!” recitò il topolino. “Sottintendi che io non lo sia?” chiese il gattone. “Questo non lo posso ancora dire”, disse astutamente il topolino.
“Ti faccio anch’io la grazia”, sostenne il siamese, che non voleva essere da meno di suo fratello, che tra l’altro non gli stava nemmeno simpatico, soprattutto perché era amato da tutti per la sua gentilezza e per la sua simpatia. “Ma ti do pochi minuti per tornare qui tra le mie grinfie.”
Il topo fece un inchino, ringraziò e tornò a casa, ma sparì per sempre dalle grinfie del tiranno.
(di Stefano Re)
Pubblicato da: Stefano Re | 23 gennaio 2012
La morale sarebbe che con l’astuzia e l’adulazione il topino ha fregato il gattone!!
Bel racconto ,molto piacevoleanche per me che amo i gatti !
Un caro saluto.Liù
By: strangethelost on 23 gennaio 2012
at 19:14
Deliziosa! Grazie del tuo commento al mio blog, anche io vengo qui con tanto piacere!
By: fausta68 on 23 gennaio 2012
at 20:00
l’argomentazione può salvare la vita
l’astuzia preservarla…
By: cristina bove on 23 gennaio 2012
at 21:57
Grazie per la visita. (S.R.)
By: stefano re on 24 gennaio 2012
at 11:52
Carinissima! Mi ricorda le favole di Esopo.
Un sorriso e buona giornata 🙂
By: Donatella on 24 gennaio 2012
at 08:30
Beh… è ‘esopica’ e ha una sua morale. Bisogna essere buoni davvero, fino in fondo al cuore, oppure si è solo persone stolte…
By: lupus.sine.fabula on 24 gennaio 2012
at 15:00
Bello, scorrevole e simpatico racconto
con una bellissima morale….
(che ricorda molte le favole della mia
passione da ragazza, non so se le conosci
sono quelle di Jean de la Fontaine)
Un grande sorriso e radioso pomeriggio!
Michelle
By: Ventidiprimavera on 25 gennaio 2012
at 13:56
Grazie. Di Jean de la Fontaine conosco poco, ma sarà la volta che inizierò ad approfondirne la scrittura. (S.R.)
By: stefano re on 25 gennaio 2012
at 16:20
Molto interessante questo racconto, scorrevole e carino da leggere,offre diversi spunti di riflessione e soprattutto mi fà pensare che la sottomissione non sempre è la chiave giusta per affrontare la tirannia, con un pò di astuzia e diplomazia si ottiene di più. Ciao Stefano e buona serata.
By: Angela on 25 gennaio 2012
at 19:18
*Si, Stefano Re. “Grazie di esistere, canta Eros Ramazzotti, e per Fabrizio si puo’ dire “grazie di essere esistito”, pur se l’esistenza-io ci credo- non cessa con la cosiddetta “morte”. Non mi riferisco solo alla continuazione dell’esistenza nella “memoria”-esiste la sua voce, esistono i suoi testi..- ma ad una vera continuazione-io ci credo- e non solo per Faber.
“E’ stato… uno dei piu’ grandi..della lirica…mondiale. Lo ripeto, Fabrizio e’ stato… uno dei piu’ grandi…della lirica…mondiale”(Paolo Villaggio, suo concittadino e amico). Ciao Stefano.
Marghian
By: MARGHIAN on 25 gennaio 2012
at 20:50
E hai ragione! E le tue stesse parole le associo ad un altro grande: Francesco Guccini. (S.R.)
By: stefano re on 26 gennaio 2012
at 07:14
Delicatamente arguto! La mia chiave di lettura è stata la volontà di non mollare mai, anche a dispetto delle proprie paure e limiti. Piacevole! Buona serata 🙂
By: Insenseofyou on 25 gennaio 2012
at 22:37
Più sò tronfi più sò scemi!
Mi piace questo luogo, mi piacciono i pensieri che vi aleggiano.
Sei una piacevolissima scoperta!
Ti lascio un sorriso
By: semplice1 on 26 gennaio 2012
at 09:49
Ti ringrazio di cuore. (S.R.)
By: stefano re on 26 gennaio 2012
at 11:23
Astutissimo!!!!!!
Bel racconto.
Ti ringrazio del tuo passaggio da me.
Tornerò a trovarti.
Buona giornata,
Luciana
By: lucianaele on 26 gennaio 2012
at 11:34
Grazie. (S.R.)
By: stefano re on 26 gennaio 2012
at 16:50
Ciao Stefano. Guccini e’ un altro grande poeta, che apprezzava ed apprezza l’arte di Fabrizio. Francesco Guccini scrive testi “similmirabilmente” come disse lui: “applaudite Flaco Biondini che ha accompagnato..*similmirabilmente..flaco biondini!”.
Cio’ che caratterizza la lirica di Guccini e’ infatti l’uso di termini “ricercati” come ad esempio. “dei miei entusiasmi durati poco, dei tanti *chiasmi *filosofanti…” dalla canzone “lettera” che ti faccio sentire. A presto.
Marghian
By: MARGHIAN on 26 gennaio 2012
at 20:08
La sua capacita’ di descrivere….il quotidiano, e a proposito di “gatti tiranni” e’ forte quando dice “le tv sono un rombo di tuono per l’indifferenza scostante *dei gatti…”. Ciao.
Marghian
By: MARGHIAN on 26 gennaio 2012
at 20:12
Canzone stupenda, come tutto quell’album. Ma su Guccini, devo dire, sono di parte.(S.R.)
By: stefano re on 27 gennaio 2012
at 12:00
Non ti devi scusare Stefano. In questo caso meno che mai. Prendi De Andre’ o lo stesso Guccini. Tu conosci brani di loro che io non conosco, capita. Pensa che, non conoscendole, le apprezzi magari di piu’ (se io ascolto “bocca di rosa” la adoro, ma quando sentii “giordi” senza sapere che esistesse, fu un gaudio….).
(“scusa tu se io adesso non capisco in che senso scrivi “su guccini. devo dire.. sono di parte”. Non ha importanza, giusto per capire…forse intendi “le canzoni sono di parte..*politica”? Se cosi’, e’ **vero. Ma come sai, molte non lo sono, come la stessa “Lettera” o “”in morte di s.f.”).
*Su Giordi intuii lo stile di Fabrizio da una versione “disco” che sentivo alla radio. Immagina, una cantante che diceva con voce alterata: “impiccheranno giordi con una corda d’oro…e’ un privilegio raro-eccetera-……per denaro”. Poi riprendevano a cantare con voci riverberate “raro, raro, raro…in questo senso “versione disco”. Io pensai: “mi sembra una canzone di De Andre’…ambientazione medievale (sei cervi nel parco del re…)..il giro armonico….”.
Alcuni mesi dopo la radio: “sentiamo F. De Andre’ in *giordi”. Ed io: “vuoi vedere che e’ quel brano di discoteca che….” e fabrizio: “impiccheranno giordi….” Ed era quella!!!!. *Ciao Stefano.
Marghian
By: MARGHIAN on 27 gennaio 2012
at 18:23
E parli di canzoni bellissime.
Su Guccini io sono di parte, nel senso che quel cantautore mi accompagna da quando ho 16 anni e se calcoli che oggi ne ho quasi 40, beh, posso dire che sono cresciuto a pane e Guccini… Ma non ti devi scusare. Ci mancherebbe! (S.R.)
By: stefano re on 27 gennaio 2012
at 20:48
Ora vado su “preghiera”.
By: MARGHIAN on 27 gennaio 2012
at 18:31
Dove non può la forza…può l’astuzia…
Piacevolissimo.
By: frantzisca on 28 gennaio 2012
at 09:52
Avrei fatto proprio come il topino, se mi fossi trovata tra quelle grinfie. Lettura gradevolissima.
By: domenica luise on 29 gennaio 2012
at 10:43
Grazie. Scelta ottimale. (S.R.)
By: stefano re on 29 gennaio 2012
at 20:44