Pubblicato da: Stefano Re | 21 Maggio 2012

Tomaso Kemeny sulla poesia

E’ con piacere che ospito l’ottavo appuntamento della rubrica: “Ospiti (si parla di poesia).
Tomaso Kemeny è nato a Budapest nel 1938. Dal 1948 vive a Milano. Docente universitario di Lingua e Letteratura Inglese, scrive poesie (tradotte anche in inglese, tedesco, ungherese e spagnolo) e scrive per il teatro. Tra le sue ulteriori curatele ricordiamo “Linguaggi Letterari e Metalinguaggi Critici” (Firenze 1984), “S.T. Coleridge, La passione poetica” (Milano 1986), “P.B Shelley, Difesa della Poesia” (Milano 1986) e “La dicibilità del sublime” (Udine 1989). Con Cesare Viviani ha curato “La poesia italiana degli anni settanta” (Bari, 1979), con Giuseppe Conte e Stefano Zecchi “L’Almanacco del Mitomodernismo” (Alassio, 2000).

Perché è importante la poesia?
La grande poesia educa al sentimento di appartenenza al cosmo ed è inscindibile dalla formazione di personalità sensibili e, a volte, originali.

Come mai oggi la poesia, rispetto ad altre forme di comunicazione come la televisione, il romanzo, il cinema, ecc, entra con difficoltà tra i piaceri della gente?
Il ruolo formativo della poesia viene da tempo usurpato dalla comunicazione-informazione col risultato che la “gente” conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla.

Qual è la poesia (o l’autore) che ha segnato il tuo percorso artistico?
Mi ha formato la poesia dell’incanto ‘eroico’, come il verso di Ugo Foscolo e la scrittura di André Breton.


Risposte

  1. risposte brevi, ma significative e totalmente condivisibili

  2. sì concordo con Massimo!
    chicca

  3. Condivido in pieno la prima risposta
    bella iniziativa queste interviste!
    una buona giornata 🙂
    C.


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